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Il settore agricolo contribuisce al cambiamento climatico?

La principale causa del cambiamento climatico è l’accumulo in atmosfera delle emissioni di gas ad effetto serra. Questi gas provocano un accumulo all’interno dell’atmosfera di una parte dell’energia termica proveniente dal sole, rendendo la temperatura della terra adatta alla nostra vita. 

Purtroppo, a causa delle attività umane, le concentrazioni di questi gas in atmosfera sono sempre più elevate e il conseguente surriscaldamento globale (Global Warming) sta rendendo il nostro pianeta invivibile.

Ma da quali attività umane provengono queste emissioni di gas ad effetto serra?

In Italia la quota maggiore delle emissioni totali di gas serra proviene dal settore energetico, con una percentuale pari al 78.4%

Il settore agricolo contribuisce invece alla produzione dell’8.6% delle emissioni nazionali di gas serra (2020 – ISPRA – Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale). 

Il settore agricolo contribuisce al cambiamento climatico?

Sorpreso? Eh già la quantità di emissioni emesse da questi due settori è decisamente differente. 

Sicuramente ti starai chiedendo perché allora è importante seguire una dieta ecosostenibile e in particolare ridurre il consumo di carne!

La risposta a questa domanda si trova nella diversa natura delle emissioni prodotte da questi due settori.

Le emissioni provenienti dal settore energetico sono costituite principalmente da anidride carbonica (CO2 = 96.4%) e solo in minima parte da metano (CH4 = 2.2%) e protossido di azoto (N2O = 1.4%).

Invece le emissioni generate dal settore agricolo sono costituite prevalentemente da metano (CH4 = 59%) e da protossido di azoto (N2O = 39.5%) e solo in minima parte da anidride carbonica (CO2 = 1.5%).

emissioni nazionali gas serra per gas per settore

I diversi gas contribuiscono in misura diversa all’effetto serra, per questo motivo le loro emissioni sono espresse in CO2 equivalenti (CO2eq). 

Infatti le emissioni dei gas non-CO2, come il metano e il protossido di azoto, sono ponderate in base all’effetto che hanno sul riscaldamento del pianeta rispetto all’anidride carbonica, su una scala temporale di 100 anni.

Per fare ciò, le emissioni vengono moltiplicate per il rispettivo “potenziale di riscaldamento globale” (Global Warming Potential o GWP). Il riferimento è la CO2 con un potenziale di riscaldamento pari a 1. 

Per esempio, se si considera un periodo di 100 anni, il metano ha un effetto sul riscaldamento globale 28 volte superiore rispetto alla CO2 ma il suo effetto è più potente nel breve termine; 84 volte peggiore su un arco di tempo di 20 anni. Il protossido di azoto ha un potenziale di riscaldamento 265 volte superiore rispetto alla CO2 e resta quasi inalterato su un arco di tempo di 20 anni (264 volte superiore).

Perciò se considerassimo un periodo di 20 anni il metano avrebbe un effetto sul riscaldamento del pianeta più alto e quindi le emissioni espresse in CO2 equivalenti triplicherebbero. 

A questo punto è chiaro che: 

  • le emissioni generate dal settore agricolo sono costituite prevalentemente da metano e da protossido di azoto 
  • il metano, prodotto dal settore agricolo e dal settore energetico, su una scala temporale di 20 anni, avrebbe un effetto triplo sul riscaldamento del pianeta. 

Però non è ancora chiaro come mai ridurre il consumo di carne può essere utile a mitigare il cambiamento climatico.

Cerchiamo di capirlo!

Da dove provengono le emissioni di gas serra generate dal settore agricolo?
  • Il metano (CH4) è prodotto principalmente dalle fermentazioni enteriche, ossia dai processi digestivi dei ruminanti allevati, (70.21%) ma anche dalla gestione delle deiezioni animali (21.5%), e in misura minore dalla coltivazione del riso (8.21%) e dalla combustione dei residui agricoli (0.08%).
  • Le emissioni di protossido di azoto (N2O) sono causate principalmente dall’utilizzo di fertilizzanti azotati sintetici e da altri processi che avvengono nei suoli agricoli (83.86%), e in misura minore dalla gestione delle deiezioni animali (16.11%), e dalla combustione dei residui agricoli (0.03%).
  • L’anidride carbonica (CO2) è generata dall’applicazione di urea (94%), di altri fertilizzanti contenenti carbonio (4%) e di calce (2%).

Riassumendo, i principali contribuenti alle emissioni di gas ad effetto serra dell’attività agricola sono: la fermentazione enterica (41%), i suoli agricoli (33%) e la gestione delle deiezioni animali (19%); contribuiscono invece in misura minore la coltivazione del riso (5%), l’applicazione di urea e carbonati e la combustione dei residui agricoli (2%).

Il settore agricolo contribuisce al cambiamento climatico?

La fonte principale di queste emissioni di gas ad effetto serra sono quindi gli allevamenti, a causa delle emissioni generate per lo più dalla fermentazione enterica delle razioni nell’apparato digerente dei ruminanti, in particolare dei bovini, e dalla gestione delle deiezioni negli stoccaggi, dallo spandimento e dalla deposizione al pascolo dei reflui zootecnici. Un’altra causa importante è l’utilizzo dei fertilizzanti a base di azoto

A questo punto è chiaro! 

La riduzione del consumo di carne, soprattutto bovina, nella nostra dieta permette di ridurre il numero dei capi allevati e di conseguenza le emissioni prodotte dal settore agricolo, in particolare quelle di metano, portando così ad un effetto positivo sul clima nel breve periodo.

Naturalmente, oltre ad agire sul numero dei capi allevati, le aziende agricole possono fare tanto altro. 

Ti parlerò di tutte le strategie che possono mettere in atto per avere meno emissioni di metano nei prossimi articoli.

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