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Quanto pesa sull’ambiente il sistema agroalimentare?

Oggi vorrei parlarti di una delle attività umane che più incidono sul cambiamento climatico. 

Sto parlando del sistema agroalimentare, ovvero quel grosso sistema che ci permette di avere sulle nostre tavole quasi qualsiasi prodotto alimentare noi desideriamo. 

Il sistema agroalimentare è quella parte di un sistema economico che approvvigiona il paese di beni fondamentali e  primari: gli alimenti.

E, purtroppo, spesso si sottovaluta ma, come tutte le grosse macchine, non può che incidere pesantemente sull’ambiente. 

Vediamo insieme come.

La catena agroalimentare convenzionale è una delle attività umane a più elevato impatto ambientale con il contributo di tutte le sue fasi come la produzione agricola, la trasformazione dei prodotti alimentari, l’imballaggio, la distribuzione e la vendita al dettaglio. L’insieme di tutte queste attività determina gravi conseguenze come ad esempio l’emissione di gas ad effetto serra, l’inquinamento delle acque sotterranee e del suolo, i rifiuti agricoli e gli scarti alimentari, l’erosione del suolo, danni al paesaggio, riduzione delle risorse idriche ed energetiche e la perdita di biodiversità.

E come se questo non fosse abbastanza lo sviluppo tecnologico nel sistema agroalimentare ha determinato un aumento significativo dei consumi di energia, soprattutto di energia termica da fonte fossile come petrolio, carbone e gas naturale (in minima parte di energia elettrica da fonti rinnovabili), generando così maggiori emissioni di anidride carbonica.

Inoltre con l’introduzione di sistemi di produzione monocolturali (in cui particolari varietà sono selezionate per l’alta resa) si è verificata la scomparsa di diverse varietà ortofrutticole e di conseguenza dell’habitat naturale di animali come uccelli, anfibi, mammiferi ed insetti, compromettendo la loro sopravvivenza. 

Anche l’introduzione delle specie esotiche e dei processi di disboscamento ha determinato scompensi nell’equilibrio ecologico, distruzione dell’habitat con la perdita non solo delle specie vegetali, ma anche la riduzione delle specie animali ad esse associate. 

Sapevi che più un ecosistema è vario, cioè con maggiore biodiversità, più è resistente agli stress ambientali? 

La perdita anche solo di una specie, spesso, può provocare una diminuzione nella capacità del sistema di mantenersi.

Devi sapere che l’agricoltura basata su pratiche monocolturali, richiama più parassiti, richiede più acqua, impoverisce il suolo e richiede un uso massiccio di prodotti fitosanitari e fertilizzanti.

Vediamo insieme a cosa servono e quali conseguenze comportano.

Prodotti fitosanitari

I prodotti fitosanitari (es. insetticidi, erbicidi, fungicidi, fitoregolatori e repellenti) vengono utilizzati nelle pratiche agricole con lo scopo di proteggere ed aiutare le piante; però oltre a determinare uno squilibrio delle falde acquifere dove sono riversati, riducono la qualità e la fertilità dei terreni in quanto alterano la presenza di micro- e macrorganismi del suolo (batteri, funghi, alghe, protozoi, vermi, artropodi) indispensabili al mantenimento della sua composizione.

Sapevi che questi prodotti risultano dannosi per l’ambiente ma anche per la salute umana?  
Eh già… l’utilizzo eccessivo e crescente di composti chimici, nelle pratiche agricole, ha portato all’avvelenamento dei suoli e delle acque sotterranee e di superficie, ma anche ad un accumulo di residui tossici, alcuni anche cancerogeni, nei tessuti di uomini e animali.

I fertilizzanti

I fertilizzanti chimici si aggiungono al suolo per aumentare la produttività delle colture e causano, anche in questo caso,  danni ambientali molto gravi. 

In particolare l’eccesso di fertilizzanti minerali favorisce una rapida decomposizione della sostanza organica presente nel terreno da parte dei batteri, impoverendo il terreno di materiale organico.

Nei metodi di lavorazione agricola meno intensiva, questo non succede, infatti il materiale organico viene decomposto dai batteri presenti nel terreno e convertito in un complesso di composti organici nominato “humus”. A partire da questo composto, i nutrienti delle piante (nitrati, fosfati, sali di potassio e solfati) vengono rilasciati gradualmente, secondo le loro naturali richieste.

La fertilizzazione chimica apporta invece un eccesso di minerali, rispetto alle richieste fisiologiche delle piante, che provoca serie conseguenze per la qualità delle acque potabili, causando anche grossi rischi per la salute umana. 

Ad esempio elevati contenuti di azoto nel suolo possono portare a eccessive concentrazioni di nitrati nei vegetali, soprattutto ortaggi, con conseguenti rischi per la nostra salute.

Abbiamo parlato di cambiamento climatico e dei danni che l’attività umana produce sugli ecosistemi. 

Ma come possiamo misurare quanto il sistema agroalimentare impatta sull’ambiente? Ti sembrerà strano ma esistono dei modi per farlo. 

Si chiamano indicatori di impatto ambientale, ne parlerò spesso nei prossimi articoli.

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