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Risparmiare energia in cucina? Si può!

Per capire quanto un alimento sia ecosostenibile dobbiamo considerare il suo ciclo di vita, in tutte le sue fasi, dalla produzione al consumo.

Nei precedenti articoli ho parlato della produzione degli alimenti, dell’imballaggio, del loro trasporto e della conservazione fino al momento della loro vendita. 

Ti consiglio di leggerli se non l’hai ancora fatto. Ti lascerò i link in fondo..

Ora entriamo in gioco noi! Cosa intendo?

Se nelle fasi precedenti, con le nostre scelte quotidiane, potevamo contribuire solo in parte all’impatto ambientale degli alimenti, nella fase che vedremo tra poco è invece solo una nostra responsabilità.

Sto parlando della cottura!

Infatti anche la cottura degli alimenti può avere degli effetti negativi sull’ambiente, poiché comporta l’uso di energia: termica prodotta dal gas, oppure elettrica. 

Per valutare il costo energetico della cottura si deve tenere conto anche dell’acqua utilizzata; generalmente la quantità di acqua usata per cuocere un alimento incide molto sulla quantità di energia utilizzata per riscaldarla. 

Anche il riscaldamento dell’olio per la frittura è energeticamente dispendioso.

Ma quali sono le cotture più ecosostenibili?

Le modalità di cottura a più basso impatto ambientale sono il forno a microonde e la pentola a pressione, mentre quella a maggior impatto ambientale è il forno tradizionale elettrico

Proviamo a fare un esempio pratico. Chissà quante volte ti sarà capitato di preparare una tazza di tè. 

È interessante il confronto su tre differenti modalità per la preparazione di due tazze di tè (pari a 0,5 litri di acqua): il pentolino su fornello a gas, il bollitore elettrico e il forno a microonde. 

I dati sul consumo energetico provengono dall’intero ciclo di vita del kWh, quindi dall’estrazione dei combustibili primari fino alla distribuzione dell’energia all’utente finale: 

il pentolino su fornello a gas richiede un consumo diretto di circa 0,09 kWh, il bollitore elettrico ne richiede circa 0,06 kWh e il forno a microonde ne richiede circa 0,03 kWh

Quindi, nel semplice caso della preparazione di due tazze di tè la scelta della modalità di cottura può ridurre a un terzo il consumo energetico!!

Anche semplicemente usare i coperchi sulle pentole riduce il consumo di energia, perché abbrevia i tempi necessari per arrivare all’ebollizione e consente di mantenerla abbassando la fiamma.

Un altro modo per ridurre il consumo di energia è quello di utilizzare il più possibile le cosiddette “cotture combinate” per cuocere contemporaneamente e con un’unica fonte energetica più alimenti. 

Le cotture combinate ci permettono, infatti, di utilizzare in maniera intelligente quelle cotture con un alto impatto ambientale.

La migliore, in questo senso, è la cottura a vapore. Ma attenzione cuocere a vapore non significa far bollire dell’acqua e cuocerci sopra qualche verdura, ma significa sfruttare la cottura di certi alimenti che prevedono lunghe tempistiche (come cereali integrali in chicco o legumi), per realizzare piatti unici completi con un solo fuoco acceso. Ad esempio, sopra il riso integrale si possono inserire negli appositi cestelli delle verdure, ma anche dei filetti di pesce, o della carne bianca.

Anche il forno elettrico può essere utilizzato in modo intelligente; infatti quando si decide di accenderlo, bisogna tentare di “infilarci” più alimenti possibili: carboidrati come le patate, verdure al cartoccio e qualche fonte proteica (carne o pesce, ad esempio). 

Inoltre è preferibile tagliare gli alimenti di dimensioni più piccole (quando possibile) rispetto a quanto siamo abituati a fare. In questo modo si può cuocere a temperature più basse, risparmiando ulteriormente energia. 

Infine un’altra buona abitudine è quella di spegnere il forno prima di aver terminato la cottura, in modo da ultimarla utilizzando il calore raggiunto all’interno e risparmiare così energia.

In conclusione possiamo fare tanto per ridurre il consumo di energia durante la preparazione dei nostri piatti.
Ma non solo, vedremo nei prossimi articoli che anche sull’ultima fase, ovvero il fine vita dell’alimento, possiamo fare qualcosa di importante, ossia limitare lo spreco alimentare.
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